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topografia e numismatica dell'antica imera 19

neppure nei tempi di maggior fiore1. La natura di quelle acque salutari, che richiamavano l’attenzione dei Greci di Sicilia, e l’estensione che ebbe l’elemento fenicio in origine sulla costa nord dell’isola, inducono ad ammettere che i Fenici non si siano lasciati sfuggire quei bagni caldi, non lontani dai loro principali stabilimenti di Palermo e Solunto. Ed inoltre basterebbe ricordare la leggenda che attribuisce lo scaturire di quelle acque termali al passaggio di Ercole per quei luoghi; nella quale leggenda, che si ripete per le terme di Egesta e per la sorgente di Kyane in Siracusa, potremmo ravvisare il dio semitico che fa conquiste nei paesi dell’occidente2. Ma col tempo la leggenda venne trasformata ed accresciuta dell’intervento di Minerva e delle Ninfe3. Quest’ampliamento fu possibile solo quando i Greci cominciarono ad avere il sopravvento nell’isola e i Fenici si ritrassero nell’estremo occidente di essa, fino a ridursi entro le città di Panormo, Motye e Solunto. Così si spiegano più agevolmente due punti un pò oscuri: l’avanzarsi di molto dei Calcidesi di Zancle nel fondare la colonia; la spedizione dei Cartaginesi contro Imera nel 480. Difatti ai Greci esploratori dovevano far gola quei bagni, sui quali avevano fissato gli occhi più che mai nella ritirata dei Fenici verso ovest, che non avevano certamente rinunciato a quel possedimento. E l’astio dei Cartaginesi contro Imera, che fu due volte assediata e poi distrutta (409 a C.) fino alle fondamenta, aveva avuto forse origine dalle continue guerriciole che gl’Imeresi sostennero coi Fenici, prima di occupare interamente quei bagni, cioè prima

  1. Aeschyl., Fr. Glauc. — Diod. Sic., IV, 23; V, 3. — Pind., Pyth., I, p. 152.
  2. Holm., O. c., I, p. 47. — Freeman, O. c, I, p. 182.
  3. Diod., IV, 23; V, 3.