Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
154 | francesco gnecchi |
console per l’anno seguente e gli fa innalzare una statua equestre davanti al palazzo imperiale.
Ma ben presto un’ambizione più vasta invade la sua mente, e il sogno di cingere la corona di re d’Italia vince facilmente ogni scrupolo di riconoscenza verso l’imperatore Zenone. Col suo esercito si avanza minaccioso verso Costantinopoli e sotto le mura della città chiede imperiosamente a Zenone l’autorizzazione di scendere in Italia a combattervi Odoacre. L’imperatore, impotente a negarla e, felice nel tempo stesso di liberarsi in tal modo da un ospite così turbolento, acconsente e fa redigere dal Senato un atto pubblico, col quale l’Italia viene assegnata ai Goti e al loro re.
Teoderico raduna allora un’armata di 200 mila combattenti, e, traendosi dietro tutta una popolazione, muove verso l’Italia.
Dalle Alpi Giulie scende nel 489 all’Isonzo, ove Odoacre stava pronto ad attenderlo. Il 28 agosto passa vittoriosamente il fiume e un mese dopo, il 29 settembre, sconfigge Odoacre nella famosa battaglia di Verona.
Nell’anno seguente (11 agosto 490) lo vince una terza volta all’Adda, rendendosi padrone di tutta l’Italia settentrionale, e continua l’inseguimento fino a Ravenna. Dopo un assedio di tre anni, viene a patti con Odoacre, e i due rivali convengono (27 febbr. 493) di governare insieme l’Italia. Ma tale accordo non poteva durare a lungo, e difatti pochi giorni dopo (5 marzo dello stesso anno 493), Teoderico assale proditoriamente e uccide di propria mano Odoacre, che aveva convitato a banchetto nei giardini del palazzo.
Senza più altro aspettare la sanzione imperiale, si fa proclamare Re dei Goti e dei Romani, e la sua autorità è ben presto riconosciuta in tutta Italia.