Pagina:Rivista italiana di numismatica 1895.djvu/192

Da Wikisource.
184 giuseppe ruggero

Rimovendo queste cause, rimarrà la questione in sè stessa, risolvibile con buone ragioni.

Prima d’ogni altra per ordine cronologico, quantunque non possa vantare una origine molto antica come vedremo in ultimo, è quel pregiudizio, secondo cui il fiorino d’oro Toscano deve ritenersi come la prima moneta d’oro dopo i Longobardi, e tutte le altre come imitazioni di questa. E un pregiudizio, e come tale, procede allo stesso modo della calunnia. Sotto parvenze oneste, strisciando inoltra; sfuggendo all’analisi, avanza sempre: è dapprima tollerato, quindi s’impone alla generalità, e finisce ad inquinare perfino l’ambiente intorno allo scienziato. Dunque, non ci vorremo fermare troppo a lungo su questo primo fatto, per non far torto al lettore imparziale. Forse, che i Normanni e gli Svevi non coniavano l’oro nella Italia meridionale, prima che i Fiorentini emettessero il loro fiorino? Perchè dunque avrebbe dovuto indugiare la Repubblica Genovese, che aveva maggiori contatti commerciali col sud d’Italia, che non con Firenze? Infatti, la facoltà di coniare in oro nell’appalto di zecca del 1140, ed il noto documento del II 49 circa la vendita di varie entrate, e fra l’altre usumfructum et redditum de moneta auri1 ci apprendono l’intenzione dei Genovesi di valersi senza ritardo, del diritto di battere l’oro. E questa intenzione così chiaramente espressa, stabilisce già virtualmente una vera precedenza, per cui rimane sfatato il famoso pregiudizio. Le imitazioni del fiorino non potevano sorgere per incanto, prima che questo non si fosse circondato di quella considerazione che tutti son d’accordo a concedergli. Ma per questo ci vollero

  1. Mon. Hist. Pal. Liber Iurium, I, 141, all’anno 1140. — Gandolfi, Della moneta di Genova. 1841, I, pag. 235.