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contributo alla storia della moneta romana 333

la Giudea, elargì grandi somme, costruì l’acquedotto che costò 55 milioni e 500 mila sesterzii1. Tutto questo è segno di floridezza; ebbene i dupondii e sesterzii, due anni dopo la riforma dei pesi, sono di nuovo decaduti, la lega e pessima, la tecnica è rozza. Di ciò non è colpevole lui, ma il Senato.

Con Nerone l’aspetto delle cose è mutato. Tiberio, Caligola e Claudio accanto all’oricalco di cattiva lega fecero circolare oro e argento puro; Nerone presenta il caso contrario; non solo altera la lega dell’argento, ma anche riduce il peso dei denari e degli aurei, laddove la sua monetazione di bronzo è delle più perfette. Studiamo quali erano le condizioni finanziarie dell’impero al tempo suo.

Gli anni del suo governo trascorsero in continue liberalità e spese capricciose. Suetonio e Tacito ne sono quasi i testimoni. Per la venuta di Tiridate spese ogni giorno 20 mila scudi e gli donò poi più di cento milioni di sesterzii quando partì2. Le distribuzioni fatte al popolo nell’anno 813 (60 d. C.) furono straordinarie. Così andavasi esaurendo il tesoro, e già nell’anno 815 (62 d. C.) si lagnava di essere obbligato a dare tutti gli anni 60 milioni di sesterzii alla repubblica, per venire in aiuto dell’erario esaurito3. Ma il disavanzo comincia dopo l’anno 817 (64 d. C.), ossia dopo l’incendio di Roma. La domus aurea gli costò immensi tesori4. Grave compito perciò e quello di spiegare due fatti diametralmente opposti durante il governo di Nerone,

  1. Plin., XXXVI, 24.
  2. Suet., Nero, 30: In Tiridatem, quod vix credibile videatur, octingena nummum milia diurna erogavit abeuntique super sestertium milies contulit.
  3. Tac. Ann., XV. 18.
  4. Suet., Nero, 31.