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Pagina:Rivista italiana di numismatica 1895.djvu/350

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336 ettore gabrici

opus esse, ut res p. stare posset. Ouod et veri similius videtur, quando et male partis optime usus est[1]. Comunque sia, egli batte la stessa via di Nerone per riguardo alla monetazione di bronzo, nella quale nulla esce dalle regole da quello stabilite.

Se i figli avessero continuato l’opera del padre, la monetazione loro sarebbe andata bene; ma pur troppo avvenne quel che abbiamo notato dopo Augusto. Vespasiano aveva lasciato ai figli un tesoro ben nutrito, Tito lo cominciò a dissipare con le prodigalità, Domiziano gli diè fondo con le spese enormi delle costruzioni e spettacoli, sopratutto per l’aumento del soldo ai soldati, che accrebbe le spese annuali di un 50 milioni[2]. Lo studio delle monete di Domiziano avvalora quello che si è detto.



CAPO IV.


Opinione del Mahudel, del De Saulcy e del Borghesi sulle contromarche. — Opinione del Mancini. — Elenco delle contromarche. — Contromarche impresse da Augusto e da Tiberio sulle monete di Lione. — Contromarche impresse da Claudio e loro significato. Interpretazione delle contromarche di Nerone. — Contromarche di Galba, Ottone, Vespasiano.

Non intendo parlare di quei segni che vediamo impressi in incavo sopra un gran numero di denari della Repubblica e dei primi imperatori. Il Borghesi e recentemente il Milani hanno dimostrato che quei segni trovano la loro ragion di essere nelle successive riduzioni che ebbe a subire più volte la moneta d’argento; per le quali le monete già in corso, pur

  1. Suet., Vespas., 16.
  2. Suet., Domit., 7. Cfr. Duruy, t. IV, p. 209.