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di alcune monete della zecca di verona 85

gere: CI•VI CI•VE o CI•VI CI•EV, e che tentarono di spiegare con molti eruditi ragionamenti1).

Se si esamina però attentamente quelle monete, si vede che esse portano distintamente un F e non già un E, e che il segno di forma triangolare non è certamente un V, e per accertarsene basta fare il confronto col V e coll’E del VERONA della moneta stessa; il C rovescio poi mancante dell’appendice superiore, dopo quanto ho notato a proposito della R sui denari precedenti, parmi che sia la parte curva della R.

Que’ segni, o parti di lettera, furono disposti variamente dallo zecchiere in modo però da ottenere sempre nei quattro spazii fra le braccia della croce una disposizione simmetrica; riuniti e riordinati formano un FR IR, che interpreterei per FREDERICVS IMPERATOR, il nome infine di un imperatore Federico che non può essere che il II.

Che Verona dal 1212-1250 segnasse sulla sua moneta il nome dell’imperatore regnante, come avea praticato in passato, sembrami afiatto conforme all’uso ed al diritto di quei tempi.

Si potrebbe domandare per qual motivo il nome dell’imperatore non sia stato espresso chiaramente su queste monete nel modo stesso usato per il VERONA del rovescio. Alla quale domanda non potrei rispondere se non entrando nel campo troppo incerto delle supposizioni.

Osserverò tuttavia che l’uso di que’ segni, certamente poco noti ai più, era invalso nella zecca di

  1. Il Dionisi spiegava quei segni con: Civitas Euganea Civitas Iuris, e Civitas Versa Civitas Victa; il barone Sperges con Civitas Verona, il Verci con Cives Veronenses Civili Victoria (Zanetti Op. cit.); il Conte Giovanelli con Civitatis Veronae Cives Vicani, oppure Civitas Veronae Civitas Vicentiae (Intorno all’antica zecca trentina, pag. 28).