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medaglie di zecche italiane 229

oggi conoscesi, con diversità di nome. Fu certamente battuto nella città di Cremona, quando nel 1155 ottenne da Federico I il privilegio di tenere aperta la zecca, privilegio che appunto allora lo stesso imperatore aveva tolto ai Milanesi suoi ribelli. La medaglia uscita da quell’officina, ricordata dal Carli, dall’Argelati, dallo Zanetti1, fu chiamata cremonese, come venne provato dal Doneda2 col citare un documento bresciano del 1198 dove è così ricordata: debet dare unam medhalliam vel unum cremonensem. Il P. Tonini, nella Illustrazione della Zecca di Cremona3, pretese anche di pubblicarla, ma s’ingannò, perchè invece di presentare un cremonese dette il disegno del mezzanino equivalente alla metà del denaro imperiale, mentre il cremonese era valutato soltanto la quarta parte. Questo pezzo è in tutto eguale alle altre monete di quella zecca battute col nome dell’imperatore Federico, fatta eccezione per la grandezza e pel peso, il quale appena raggiunge gli 8 grani. Nel diritto della moneta leggessi + FREDERICV nel campo fr, nel rovescio + CREMONA e nel mezzo croce con due palle e due punte dentro il cerchio. Da un concordato fatto nel 1254 tra Cremona, Brescia, Parma, Piacenza, Pavia e Tortona risulta che la medaglia doveva essere coniata al taglio di 816 e once 1 1|2 d’argento fino per libbra4.

Due altre città in Toscana, oltre a Lucca, fecero uso della medaglia, cioè Firenze e Siena; ma ambedue

  1. Carli, Delle monete e zecche d’Italia, Tomo I, p. 353. — Argelati, De Monetis Italiae, Tomo V, pag. 11. — Zanetti, Nuova raccolta delle monete, etc. Tomo III, nota 11 e tomo IV, nota 285.
  2. Ved. Zanetti, Opera citata. Tomo IV, pag 416.
  3. Nel Periodico di numismatica e sfragistica, diretto dai marchese Strozzi. Anno I, pag. 51 e 96.
  4. Il Concordato fu messo alle stampe dal conte Carli nel tomo III della sua opera già ricordata, a pag. 180.