Pagina:Rivista italiana di numismatica 1896.djvu/274

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necrologia 265

sull’elenco bibliografico che accompagna questi cenni: si vedrà come la produzione letteraria numismatica del Rossi sia quasi isterilita dal 1888, tanto più se la si raffronti con la lussureggiante produzione del periodo 1881-83.

Inoltre, essa va perdendo quel carattere propriamente e strettamente numismatico che contraddistingue le prime pubblicazioni del Rossi; l’elemento artistico vi assume una sempre maggior preponderanza, la moneta cede quasi sempre il campo alla medaglia, lo zecchiere al medaglista.

Con questo, non intendo già menomare il valore di tale sua seconda forma di attività; dedicatosi con passione allo studio delle medaglie del Rinascimento, il Rossi, non solo pubblicò su questo tema diverse memorie di indiscutibile importanza, ma, giovandosi del R. Museo di Parma, fornì molti preziosi contributi al vol. III dell’opera descrittiva ormai classica Les Mèdailleurs italiens des quinzième et seizième siècles di Alfredo Armand, col quale era in amichevoli relazioni, e ch’egli commemorò poi affettuosamente in questa stessa Rivista.

Giova notare tuttavia che, in questi ultimi tempi, il Rossi aveva avuto come un ritorno alla Numismatica pura: un suo breve scritto, pubblicato nella scorsa annata della Rivista, è d’argomento strettamente numismatico; e intorno alle monete italiane stava meditando e apparecchiando un’opera di lunga lena, inconscio come egli era della prossima fine alla quale lo sospingevano le troppo diuturne fatiche.

Poichè gli è indubitato che il lavoro pertinace ed eccessivo per il riordinamento del Museo Nazionale, le indagini e gli studi d’ogni sorta che l’esame di oggetti svariatissimi recava necessariamente con sè, fiaccarono la pur ferrea costituzione dell’amico nostro e ne affrettarono la morte.

Con lui si è spenta una delle più care speranze della scienza; con lui è scomparso uno de’ più valenti e fecondi illustratori delle nostre zecche, nello studio delle quali Umberto Rossi era favorito dalle più mirabili disposizioni.

Egli possedeva infatti in grado eminente quella felice elasticità dello spirito, in virtù della quale la produzione letteraria si direbbe una fioritura inconsapevole dell’ingegno che quasi per giuoco si diletti or dell’uno or dell’altro argo-