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82 | carlo kunz |
perchè nel caso contrario non avrebbe al certo tralasciato di dircene alcuna cosa nel capitolo dedicato a quelle della Terraferma Veneta. Ma non quietato ancora per tanti contrari argomenti pensai, l’illustre scienziato ne avesse forse posteriormente raccolta qualche notizia ed affidatala alle pagine, nelle quali registrava diligentemente i frutti dei suoi studi sulle monete d’Italia. Il nobilissimo signor Conte Nicolò Papadopoli, attuale possessore degli studi del Lazari, appena udito il mio desiderio, con quella rara magnanimità che lo distingue si degnò concedermi l’ispezione del foglio dedicato alla zecca di Crema, sul quale, con grata sorpresa vidi un abozzo di disegno della patacca di Crema, una forma ottangolare del diametro di 31 millimetri, con un leone in soldo segnato verso uno dei lati, e dappresso la nota del peso: den. 7, gr. 10 del marco di Milano pari a denari 8,1078. Quel disegno, essendo fatto sopra carta trasparente ed applicato al foglio, dimostra ch’egli l’abbia tolto da altro disegno, come argomento che anche il peso notatovi l’abbia desunto da notizia d’altri, nè abbia mai veduta effettiva la moneta in discorso. Tale indicazione, sebbene vaga, limita di molto i miei dubbi. Ammessa pertanto l’esistenza della patacca di Crema, essa non sarebbe molto dissimile dai testoni ossidionali battuti in Pavia nell’anno 1524, e da quelli fabbricati in circostanze analoghe in Cremona nell’anno 1526.
Il chiarissimo signore, cavaliere Carlo Morbio, che arricchì la Rivista della numismatica antica e moderna con un frammento di opera sua sulle monete franco-italiche ossidionali, ebbe cura di registrare una serie di monografie numismatiche che va dettando, fra le quali sarebbevene una dedicata a monete ossidionali di Crema e di Sabbioneta. In quanto a Crema giudico che possa appunto trattarsi della patacca dell’anno 1514, e s’è così, permettomi di eccitare istantemente quell’illustre di tenere al più presto la promessa, a soddisfazione dei cultori della patria numismatica.