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miscellanea numismatica 89

avuto luogo sotto il dogado di Michele Steno che a comporlo contribuì colle sue monete più di alcuno degli altri principi nominati.

La monetina non peranco qualificata, della quale piacemi riportare il disegno al n. 9 della stessa tavola, sorpassa gli angusti limiti delle mie cognizioni, ma se volessi credere alla autorità, non sempre sicura, del Welzl1, spetterebbe a Mirxe II, principe di Valacchia, che tenne il potere negli anni 1419-1420. Se così fosse quel denaretto sarebbe in ordine di tempo posteriore a tutte le altre monete del tesoretto, e dimostrerebbe che non al tempo dello Steno, ma a quello bensì di Tommaso Mocenigo dovrebbe riferirsi ii suo occultamento. Ma poiché ciò sembra inverosimile, per la già esposta ragione della totale assenza di monete di quest’ultimo, e pel fatto della più lontana derivazione del danaretto in questione, credo poter conchiudere, piuttosto che a Mirxe II, spetiare egli debba a Giovanni Mirxe di lui padre, che resse lo scettro dei Voivodi agli anni 1393-1419, e ciò che vedesi delle sue iscrizioni rafforza tale ipotesi.

Ostende quel denaro sul lato principale la figura del principe, che tiene colla destra un’asta e colla sinistra il globo crucigero. Sul rovescio vedesi l’arme di lui, cioè uno scudo inclinato, partito, colla prima partizione fasciata., e la seconda caricata di una lettera simile ad una T di forma gotica. Lo scudo è sormontato da un elmetto col cimiero di un’aquila, e l’iscrizione suona d’ambo i lati ugualmente, cioè: † iωmdpdr. Il suo peso è di grammi 0,240.

È probabile che tale moneta abbia circolato quale un soldino, unitamente ai nominati soldini ducali, che in quel tempo molta era la confusione e soltanto bandi e leggi severe potevano infrenare il corso abusivo delle monete d’altri paesi.

Giovi notare che, fra circa quaranta grossi del doge Antonio Venier, non uno eravi di quelli del primo stampo da lui usato, col rovescio privo del motto: gloria . t . soli, e ciò proverebbe che pochissimi ne siano stati battuti, e spiegherebbe l’attuale loro estrema rarità. All’incontro il

  1. Calatogue de la grande collection Velzl, T. II. Deuxième Partie, n. 12002- 12004.