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rientravano in città, per l’ultima volta. Il papa, fu sollecito ad allestire nuove truppe, sotto il comando di Marcantonio Colonna, per riconquistare la città.

Il territorio bolognese fu invaso dalle truppe pontificie e spagnuole alleate e il condottiero Armaciotto dei Ramazzotti, al soldo del papa, occupò la forte posizione di S. Michele in Bosco, sovrastante alla città. Per quella volta ancora la fortuna arrise ai Bentivoglio, che costrinsero le truppe alleate a levare l’assedio. Ma nel giugno del 1512 il papa ritentava l’impresa, e Bologna, questa volta abbandonata dalla Francia che aveva richiamate le sue milizie, ricadde in potere del papa: il 10 giugno i Bentivoglio abbandonarono per sempre la città1. Il popolo acclamò i nuovi signori e i Riformatori, con quello spirito di opportunità che è una caratteristica di quel tempo, imprecavano all’antico signore e professavano devozione al nuovo2.

Da allora in poi Bologna, incastonata nello Stato pontificio, non ebbe più vita autonoma e seguì le vicende di un più vasto corpo sociale. Però (ripetiamo le belle parole dell’Albicini) assoggettata che fu, non si accasciò e seppe tenere in rispetto i despoti, che qui non osarono neppur tentare ciò che altrove facevano a tutto agio. A ciò valsero in parte le mostre di governo libero che serbò: i Quaranta, il Gonfaloniere di Giustizia, l’ambasciatore alla corte di Roma, tutto il vecchio apparecchio insomma che rappresentava e proteggeva l’autonomia amministrativa; valsero gli usi, i costumi, lo special modo di vivere cui si attenne tenacemente; valsero le belle tradizioni letterarie ed artistiche e sopra tutto " lo Studio. „



  1. Gozzadini, Op. Cit.
  2. Registri delle lettere, 19 luglio 1511, 8 giugno 1512, 10 giugno 1512.