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38 | la roma sotterranea cristiana |
perti da una tettoja infissa nella parete, che si diceva teglata o protectum. E di questa foggia di protezione, nei sepolcri esterni alla Basilica di s. Marco sul cimitero di Balbina, ne rimane tuttora una iscrizione. Il tipo adunque dei monumenti sepolcrali del medio evo sotto tabernacoli, si può da quelle storicamente ripetere.
A proposito dei sarcofagi, non dimentica l’esimio Autore la promessa fatta fino dall’esordire dell’Opera: di prendere, cioè, in particolare esame questa sorta di monumenti; e darne una idea bastante a farne intendere la materia, la forma e l’uso cristiano. Se non che allora, sperava che col progredire delle escavazioni di s. Callisto avrebbe a lui, come al Bosio e forse più, sorriso la fortuna nel rinvenire sarcofagi interi, figurati e iscritti, da non venirgli meno la materia per la promessa trattazione. Ma che dire, se in vece di sarcofagi, non si vide dinanzi che una massa confusa di mille e mille frantumi? E tanta n’era la confusione e varietà, che nemmeno la penosa e paziente industria, altre volte da lui adoperata in simili casi, valse questa volta altrettanto. Tenta peraltro il guado; e con que’ poveri avanzi prende a svolgere il tema promesso; e nell’Atlante, annesso al volume, non riproduce tutti cotest’infiniti frammenti, chè troppa confusione ingenererebbero, ma i soli sarcofagi ritrovati meno guasti; rimandando per gli altri al catalogo de’ monumenti cristiani fotografati, del sig. Carlo Simonelli1, nel decorso del suo ragionamento.
Richiama frattanto alla memoria (cap. VIII) quanto intorno a questa specie di monumenti andò ragionando nel I e II tomo dell’opera, non che nel tante volte lodato Bullettino di Archeologia cristiana; e poi scende a ragionare del loro uso antichissimo. Uso che anzitutto gli si manifesta in due loculi, incavati nelle pareti, fatti a forza di stucchi in forma di urne marmoree, nel cimitero di Domitilla; dai quali egli ritiene originassero i veri sarcofagi di marmo, tanto divenuti poi frequenti e comuni presso i cristiani nei sotterranei cimiteri2. Che se con gli eruditissimi, E. Q. Visconti3, e C. Cavedoni4, si può tenere; sepolcri di sì fatte forme fossero già nel I secolo della Chiesa in uso, la loro frequenza però non sembra al ch. Autore essere anteriore ai tempi imperiali di Adriano e degli Antonini. Venendo intanto al particolare della Callistiana necropoli, rac-