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62 la roma sotterranea cristiana

dato negli atti degl’illustri martiri Grisogono e Anastasia, e registrato nel martirologio Adoniano a’ 28 di novembre. E in verità la clamide, che, a preferenza degli altri, indossa nella pittura, non è egli indizio certo della dignità, che egli ebbe di Vicario imperiale?

A compimento poi della storia di essi, racconta la traslazione dei loro corpi dal primitivo ipogeo a santa Bibiana; avvenuto l’anno 682-83, sedente papa Leone II; e poi a santa Maria Maggiore di Roma.

Restano ancora a scoprire le tombe dei martiri Crispo e Giovanni preti; dei quali Adone registra il natale: Romae in sexto Philippi, a’ 18 d’agosto: ma nel cimitero non vi se n’è trovato vestigio; e sono forse nascoste sotto alcuna antica costruzione di sostegno alle cripte cadenti. Si sa come Viatrice e i due Crispo e Giovanni (cap. IV) si fossero dati a percorrere ansiosi le rive del Tevere in cerca dei corpi dei cristiani, precipitati nel fiume per la fede di Gesù Cristo; siccome narra distesamente l’egregio Autore. Quindi si può facilmente argomentare che i tre eroi di carità raccogliessero, rigettati dalle onde del Tevere, i martiri fratelli Simplicio e Faustino, gettativi, là, ove furono sepolti presso il Sextum Philippi; e, la via prendendo verso il deserto e abbandonato luco degli Arvali, nel praedium della cristiana Generosa nascondessero in spelonche arenarie i santi corpi raccolti. Ed ecco l’origine del cimitero di Generosa.

Quanto alla illustrazione di esso, il ch. Autore ne partisce, a maggior chiarezza e intelligenza, in tre gruppi le piccole gallerie, le quali esamina e dichiara ampliamente, sì rispetto all’indole, come alla forma, alla topografica giacitura e alle pochissime memorie epigrafiche e a’ sigilli figulini che potè rinvenirvi.

Ove però maggior numero di epitaffi raccoglie (cap. V) è sul pavimento della basilichetta: i quali rispondevano ad un altro sistema di arche e sepolcri, da lui esplorati, sottostanti alla basilichetta medesima. Tutti hanno, più o meno, una qualche importanza; ma il più prezioso è, senza dubbio, quello di Elio Olimpio; da che, e per il suo linguaggio e per la data certa consolare dell’anno 382, viene a confermare mirabilmente l’epoca dal ch. Autore assegnata alla fondazione della Damasiana basilica.

Dal complesso poi delle raccolte iscrizioni ne induce due fatti: l’uso dei gentilizi, premessi ai cognomi sulle epigrafi dei sepolcri, sì dentro come fuori della basilichetta; e i limiti cronologici del loro storico periodo. Ma se cotesto periodo, che segnano tra l’anno 382 e il 394, concorda esattamente col periodo di esistenza del cimitero sino agli anni nefasti di Roma, assediata e devastata nei suoi suburbii dalle