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Ed infine, il tempestoso aspetto rivoluzionario dello sciopero rivoluzionario in Russia ed il suo carattere eminentemente spontaneo, elementare, si spiegano da un lato con l’arretrata situazione politica della Russia, con la necessità di abbattere anzitutto il dispotismo, e dall’altro lato, con la mancanza di organizzazione e di educazione del proletariato russo. In un paese, dove la classe operaia ha dietro a sè trent’anni di esperienza della vita politica, un partito socialista forte di tre milioni di voti ed oltre un milione di organizzati nei Sindacati, è impossibile che la lotta politica, che gli scioperi generali abbiano lo stesso carattere tempestoso ed elementare che in uno Stato semibarbaro, che soltanto adesso fa il salto dal medio-evo al regime borghese moderno. Ecco il concetto nazionale dominante in coloro, i quali vogliono misurare il grado di maturità delle condizioni economiche di un paese dalla lettera delle sue condizioni scritte.

Esaminiamo le quistioni, una ad una.

Anzitutto è inesatto assegnare all’inizio della lotta politica in Russia la data dello scoppio della rivoluzione. Gli scioperi, le lotte per i salari, erano già all’ordine del giorno fin dal 1899 nella Russia, fin dal 1889 nella Polonia russa, ed avevano finito col conquistare effettivamente diritto di cittadinanza. È vero che portavano spesso a brutali interventi polizieschi; tuttavia rientravano nella categoria dei fatti quotidiani. Fin dal 1891, ad esempio, esistevano a Varsavia ed a Lodz considerevoli casse per lo sciopero generale e l’entusiasmo per i Sindacati suscitava quelle illusioni «economiste», che qualche anno più tardi regnarono a Pietrogrado e nel resto della Russia.

V’è ugualmente parecchia esagerazione nell’idea che prima della Rivoluzione il proletariato fosse assolutamente al livello di un mendicante. La categoria operaia più attiva e più ardente nella lotta tanto economica quanto politica — la categoria cioè dei lavoratori della grande industria delle grandi città — era, per grado di esistenza materiale, appena la disotto della corrispondente categoria del proletariato tedesco ed in più di un mestiere si possono constatare salari eguali ed anche superiori talvolta a quelli della Germania.

Anche per quanto concerne le ore di lavoro, la differenza nel campo della grande industria non è considerevole.

La supposizione di un certo ilotismo nella classe operaia russa è artificiosa ed è smentita dal fatto stesso della Rivoluzione e della parte eminente avutavi dal proletariato politico. Non è con i mendienti che si fanno rivolu-