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sopprimere i conflitti già sorti fra il Partito e taluni Sindacati, di adattare i loro rapporti reciproci alla coscienza della massa proletaria, ossia di ricollegare nuovamente i Sindacati alla democrazia socialista. Si affermerebbe così la sintesi dell’evoluzione di fatto, che dall’incorporazione primitiva dei Sindacati ha condotto alla loro separazione dal Partito, per preparare in seguito, attraverso un periodo di forte sviluppo, tanto dei Sindacati quanto del Partito, il futuro periodo delle grandi lotte proletarie di massa.

Non si tratta, beninteso, di spezzare nel Partito la presente costituzione sindacale; ma di stabilire tra la direzione del Partito e dei Sindacati il rapporto naturale, che corrisponde al rapporto reale fra il movimento operaio nel suo insieme e nella sua apparente divisione. Una tale modificazione non mancherà di provocare una violenta opposizione da parte di certi dirigenti sindacali. Ma è ormai tempo che la massa operaia socialista impari a far vedere se sia capace di giudizio e di azione, a dimostrare così la sua maturità per i momenti di grandi lotte e di grandi compiti, affidando ai dirigenti il solo ufficio d’interpreti fedeli della volontà della massa.

Il movimento sindacale non è l’imagine che si forma nelle illusioni perfettamente spiegabili, ma errate di una minoranza dei dirigenti sindacali; esso è la realtà esistente nella coscienza dei proletari conquistati alla lotta di classe. In questa coscienza, il movimento sindacale è una parte del movimento socialista. Non voglia essere dunque nè di più nè di meno che una parte del movimento socialista!