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COME TURATI LASCIÒ L’ITALIA1


Prima che il tempo attenui la memoria delle cose vissute io vorrei consegnare, su questo foglio, ch’Egli tanto amò, un ricordo della sua evasione; una delle più aspre, certo la più dolorosa, di quante vide l’Italia dopo la promulgazione delle leggi eccezionali.

Un doveroso riserbo non consente che una rievocazione sommaria; ma i particolari taciuti non saranno tali da modificare, nell’insieme, il racconto.

  1. Dopo avere, nel 1925, stampato a Firenze il foglio clandestino «Non mollare» e nel 1926 diretto a Milano la rivista di coltura socialista «Il Quarto Stato», Rosselli aiutò validamente, quando il regime fascista istituì le leggi eccezionali, l’emigrazione di personalità antifasciste. La più celebre di queste evasioni fu quella di Filippo Turati, patriarca del socialismo italiano. Essa costò a Rosselli prigione e confino. Togliamo questi suoi ricordi sulla fuga di Turati, dalla «Libertà» giornale della Concentrazione Antifascista, pubblicato a Parigi. Lo scritto del Rosselli apparve il 14 aprile 1932.

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