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Nacquero così i «Quaderni di G. L.» (1932-1935), la cui redazione fu assicurata soprattutto dai compagni italiani. Il primo Quaderno conteneva uno schema di programma che fornì alimento alla prima discussione. Era un programma socialista rivoluzionario, imperniato sui concetti di autonomia e dei Consigli ereditati dall’«Ordine Nuovo» e dalla «Rivoluzione Liberale». Il suo difetto era non la genericità — ché anzi abbondava in precisazioni — ma piuttosto un’eccessiva prudenza nelle formulazioni dovuta al desiderio di non compromettere all’improvviso il carattere unitario del movimento in sede di azione, tanto più che G. L. all’estero era giunta nel frattempo ad un accordo con la Concentrazione.

Chi sfogli oggi la collezione dei «Quaderni» vedrà come il programma venne criticato e superato e come, pure attraverso la varietà e talora la contraddittorietà dei contributi, il movimento si maturasse politicamente: la libertà nella fabbrica, la riforma agraria, la funzione del proletariato, la struttura dello stato, furono i temi principali attorno a cui fervé la discussione. Ma soprattutto i Quaderni servirono a farci misurare per la prima volta la portata del fenomeno fascista, la necessità di una lotta su un fronte infinitamente più largo di quello della stretta politica, la inanità dei partiti tradizionali, organi della lotta politica in clima democratico.

Dopo essere stata tutta azione, G. L., sotto il contraccolpo del trionfo hitleriano e il dilagare del fasci-

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