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l’ascendente dei particolari interessi ed il dechinare dello stato.

Questa cosa appare meno evidente quando due o parecchi ordini entrano nella sua costituzione, come a Roma i patrizi e la plebe, i cui piati tarbarono spesso i comizi, anche nei più bei tempi della repubblica; ma una tale eccezione è più apparente che reale: imperciocchè allora, pel vizio inerente al corpo politico, si hanno per così dire due stati in uno; ciò che non è vero dei due insieme, è vero di ciascuno distintamente. Ed infatti, pur nei tempi i più burrascosi, quando il senato non se ne immischiava, i plebisciti del popolo passavano sempre tranquillamente ed a grande maggioranza di suffragii, i cittadini avendo un solo interesse, il popolo aveva una sola volontà.

All’altra estremità del circolo l’unanimità ritorna, cioè quando i cittadini caduti nella schiavitù, non hanno più nè libertà nè volontà. Allora il timore e l’adulazione cambiano in acclamazioni i suffragii; non si delibera più, ma si adora o si maledisce. Tale era la vile maniera d’opinare del senato sotto