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diarlo bene, c'erano in lui quasi due nature, come due semi in uno stesso nocciolo: il conte Andrea di Santasillia che sentiva la seduzione degli studi e della vita moderna, e il pupillo del Cardinale che, a volte, pativa di scrupoli. Per altro, dacchè il giovinotto era libero e viveva lontano dalla Curia, il conte di Santasillia prendeva il sopravvento sull'abatino, come lo chiamavano qualche volta gli amici suoi per amabile celia, e come lo chiamava schernendolo il buon popolo veronese, che lo vedeva di cattivo occhio per via dei quattrini che mandava al Papa.

Sportman appassionato e di coraggio singolare, il Santasillia si trovava timido e impacciato soltanto colle donne. Quando una signora gli parlava, lo fissava in viso, o gli stringeva la mano, arrossiva come una fanciulla. Se gli amici (lo facevano apposta certe volte in sua presenza per burlarsi di lui) si mettevano a raccontare qualche fatterello un po' lesto, egli si sentiva preso da un impeto d'ira che non sapeva frenare.