Pagina:Rovetta - Baby e tiranni minimi.djvu/164

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tessa, e questa volta, dopo avere scaraventato il pettine sulla seggiola vicina, accompagnò la tirata con uno scappellotto.

— «Le fo anche da serva, a quella monella... E lei, invece di essermene grata, le inventa tutte per farmi scappar la pazienza!»

La sera, prima che la famiglia uscisse in gala per recarsi al Caffè d’Europa, la piccola Agnese, che serviva in casa da sguattera, da cuoca, da cameriera e da bambinaia, veniva sempre lisciata e vestita di tutto punto dalle mani stesse della contessa Orsolina, che si assoggettava, non senza dispetto, a quella disgustosa operazione, pur di tener alto il decoro della casa. È da sapersi poi che la Contessa la chiamavano tutti Orsolina, col diminutivo, soltanto perchè ciò le faceva piacere; ma, in verità, era invece un pezzo di donna alta e tarchiata, coi capelli rossicci arruffati che pareano un enorme parruccone, e colla faccia tonda, colorita, tutta sparsa di lentiggini e di bitorzoli giallognoli, che la Contessa chiamava nei, reputandoli una delle sue tante bellezze.