Pagina:Rovetta - Baby e tiranni minimi.djvu/173

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tiranni minimi 173


La bimba alla domanda improvvisa si sentì stringere il cuore. Là, in mezzo a quella piazza così grande, fra tutte quelle casone bianche, con quella padrona al fianco, che vedeva per la prima volta e le metteva addosso tanta soggezione, volò col pensiero alla sua povera casetta, alla mamma, a Menico, e alzò timidamente gli occhi smarriti in volto alla signora, sospirando senza risponder nulla.

Alla poverina pareva di sognare. Difatti l’avevano destata di notte, bruscamente, per metterla in viaggio; l’avevano cacciata in una diligenza, tra una fitta di persone che la guardarono tutte di malumore e che si scomodarono appena per farle un po’ di posto. Uno sgomento, un affanno nuovo, profondo la travagliava... Pure, per la stanchezza, pisolava a ogni tratto; ma quando tornava a svegliarsi spaventata pel traballìo della grossa vettura, la riprendevano quello sgomento e quel dolore, e alla luce malinconica dell’aurora, si facevano sempre più vivi, sempre più angosciosi. Poi, trovavasi sola, abbandonata