Pagina:Rovetta - Baby e tiranni minimi.djvu/185

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tiranni minimi 185


ziava la Contessa dopo pranzo, mentre il conte Venceslao faceva ancora la zuppa in un mezzo bicchier di vino, cogli avanzi del pane. — «La roba invece rimane sempre, e si fa buona figura. Già è la moglie che rappresenta l'emblema della famiglia. — Quando esce, se si mostra ben vestita, di tutto punto, mantiene il decoro della casa, mentre, invece, chi viene a ficcare il naso nella nostra pentola per vedere che cosa ci bolle? — Non ho ragione, Lao?»

Il Conte, per tutta risposta, abbassava gli occhi sul suo abito nero, liso e spelato. Ma, secondo l’opinione della Contessa, gli abiti del marito non conferivano nessuna dignità alla famiglia; tanto è vero che il Conte non possedeva, fin dai tempi remoti, altro che quel suo vestito voltato e rivoltato, così ch’era lucido di sotto come di sopra. E poi, anche in questo, la contessa Orsolina sapeva salvare le apparenze al solito, brontolando:

— «Pare impossibile: i letterati non vogliono mai badare alla loro toeletta. Io grido sempre