Pagina:Rovetta - Baby e tiranni minimi.djvu/195

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tiranni minimi 195


quando il piccolo spaccalegna si ruppe una gamba cadendo da un abete, restando egli pure tutto il giorno rinchiuso insieme colla bimba, cominciò proprio a volerle bene.

Chiacchieravano tra loro soli, a voce bassa, ridendo, canticchiando, giocando e infilando coccole rosse di pugnitopo, e ghiande verdi e gialle colle quali l’ambiziosetta si faceva collane e orecchini. Menico intanto si godeva quel riposo insperato, e la bimba, tutta gaia, faceva la donnina, attorno al piccolo infermo; o gli stava accoccolata vicino, sul saccone, deliziandosi al molle calduccio. Poi, quando Menico potè cominciare ad alzarsi, i due ragazzi passavano intere le loro giornate nel praticello dietro la casa, a declivio sopra un torrente che scorreva chiuso in una villetta tutta verde. La bimba girellava raccogliendo fiori, e belle foglie larghe e striate, che ammucchiava sulle ginocchia di Menico. Poi anch’essa gli si sedeva vicino sull’erba e si divertivano insieme a intrecciare ghirlande e a far mazzolini.

Nelle ore calde del meriggio Agnese scendeva