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200 tiranni minimi


la bambinaia era indolente, disordinata, che non aveva cuore, nè pulizia; e siccome Agnese si crucciava e appariva mesta e mortificata, la sgridava di più, perchè metteva il muso.

— «Dio, Dio! Com’era stufa di villane! Zotiche, poltrone, golose, sciatte, senza un briciolo di quell’aria composta che dà tanto decoro alla casa: e inoltre anche ladre! — Sicuro anche ladre. Fin allora non si era accorta di nulla; ma era certa che un giorno o l’altro avrebbe scoperto che l’Agnese rubacchiava. Già non aveva cuore, e quando non c’è cuore, si finisce sempre male!» — Ed era tanta la bile della contessa Orsolina, che si guastò persino colla sua amica di Trento perchè «non le mandava mai altro che arruffone screanzate e buone a nulla!»

Era principiato l’inverno e l’Agnese tribolava anche più. Doveva mettersi in moto due ore almeno innanzi giorno, nella casa buia, fredda, silenziosa, mentre i padroni dormivano della grossa. E cominciare a lustrar le scarpe, a smacchiare gli abiti, ad accendere il fuoco per l’acqua