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vero Titta! — le diceva un giorno la marchesa. — È venuto da me che faceva pietà!

— Avrà tossito? — domandava la contessina ridendo.

Titta Damonte era un biondino tisicuzzo, che voleva conquistare la Baby toccandole la corda della pietà: i suoi affanni, le sue gelosie, egli li esprimeva tossendo.

— E come tossiva, poveretto! — continuava l’altra. — Ma tu, alle volte, sembri proprio senza cuore!

— Dio!... ma è un gran seccatore, sai, quel tisico falso! — esclamava la Baby, attenuando con un sorriso la durezza delle parole.

— Non dire di queste enormità, carina! — e l’amica, intanto, rideva anche lei. — Egli ha per te una stima così grande, un’affezione così sincera. E poi è una di quelle persone, che si vedono volentieri vicino alle signore giovani: serio, ammodo e niente affatto compromettente!

— Sì, sì, sì, è un buon amico, un eccellente amico, la perla degli amici, ed io gli voglio bene,