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In Tolosa, in Parigi, in Londra, in Oxford, in Wittemberga, in Praga, in Zurigo, in Francoforte, sale in cattedra e legge senza mendicare protezioni o favore da alcuno. Egli va di Università in Università, aprendo scuola contro scuola, e non prima incontra qualche ostacolo, come in Marburgo, move sdegnoso altrove i suoi passi.

» Fu buona ventura che le università non fossero ancora in que’ tempi custodite, guardate, infeudate a pochi. Il Bruno ed i pari suoi potevano entrarvi liberamente, sfidare a singolar contesa gli insegnanti e leggere e disputare davanti a scolari di tutta l'Europa. Così colla lotta e col contrasto si formarono quei lettori forti ed operosi dei secoli decimoquinto e decimosesto, ai quali le nazioni moderne vanno debitrici dei loro avanzamenti letterari e scientifici.»

L’ingegno vario, potente di Bruno, in breve si rivelò in tutta la sua estensione. Il suo successo andò crescendo ogni giorno. Alle sue lezioni correvano in massa li scolari acclamandolo.

Egli era allora nel pieno bollore della sua gioventù battagliera.

Piuttosto piccolo della persona, era esile e svelto. La sua figura pallida, adombrata da un'espressione melanconica, aveva una rara impronta d’energia e nel calore delle dispute il suo occhio nero mandava fulgidi lampi, come se l’animo volesse sprigionarsi dalle pupille.

La sua favella, facile, abbondante, piena di quelle fiorite immagini, che sono una particolarità dei meridionali cresciuti al sole del Vesuvio, conquistava. Disdegnoso delle grette forme scolastiche egli dava libero sfogo alle sue ardite aspirazioni. Sapeva passare d’un tratto dall’entusiasmo all’ira, dalla commozione al-