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ove, più che in qualunque altra parte, è ben intesa la libertà filosofica.

Benchè dissenziente dalle teorie di Lutero, che a Wittemberga erano molto diffuse, pure il Bruno ammira il grande riformatore e lo chiama eroe la cui clava è la penna, Ercole che ha abbattuto il più pericoloso dei mostri, volpe e leone insieme, cerbero cinto dalla triplice corona.

A Wittemberga Bruno trova pure il filosofo Alberico Gentile, che gli è di guida e consiglio nelle lezioni che deve dare.

Nell’Atene tedesca, il filosofo di Nola, oltre parecchie opere di fisica, pubblicò l’opuscolo De progressu et lampade venatoria logicorum ed il manoscritto delle sue lezioni dal titolo Artificium perorandi che venne in luce nel 1612 a Francoforte.

Inferocitesi le lotte fra i luterani e calvinisti, Bruno, dopo due anni di dimora in Wittemberga, fu costretto, suo malgrado, a lasciare anche questa città.



Da Wittemberga il randagio Domenicano prese la via di Praga, ove giunse nell’aprile del 1588.

Qui venendogli meno l’insegnamento pubblico, dal quale o bene o male aveva sempre tratto il sostentamento, si vide ridotto in gravi ristrettezze. Lo sollevò un po’ dalla miseria la liberalità di Rodolfo II, principe protettore di artisti e scienziati, ed al quale Bruno aveva dedicato 106 tesi volte a proclamare la vera, l’universale religione della filantropia.

Dopo circa un anno di dimora in Praga, Giordano Bruno, se ne andò ad Helmstäd, dove lo traeva la ra-