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l’arbitrio della scelta, di certo giudiziosa,
del come noi potremo passare una serata
che ci risparmi, almeno, d’udire una fischiata.
Qualor le sia venuta l’idea felice in testa,
non hai che a me trasmetterla, e allora sol mi resta
che secondarla appieno, eppoi bramar che intanto
passi veloce il tempo per procurarci il vanto
d’avervi una serata in nostra compagnia;
(ti dico questo a nome pur della sposa mia).
Ricordati che attendo sollecita risposta
a mezzo del telefono oppure della posta.
E qui tralascio scrivere, non ho che dirti ancora;
ti prego salutare per noi la tua signora,
procura conservarmi il tuo gentile affetto
ed abbiti una stretta di mano da

Carletto.


Venezia 1.º aprile 1902.

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