Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, I-II.djvu/126

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atto secondo 115


Br. Ed è quanto faccio ma, buona Porzia, torna al tuo letto.

Porz. Bruto è infermo, e s’arrischia così appena per metà vestito al rigido soffio di questa brezza del mattino? Bruto è infermo; e si toglie al benefico tepor del suo letto, per affrontare le maligne influenze della notte, e spirare un’aria densa e insana, la quale non può che aggravare il malore? No, no, mio Bruto; sol nell’anima tua è il male di cui ti lagni; e per quei vincoli che a te mi legano, per quei diritti che su te vanto, debbo esserne istrutta. Eccomi ch’io te ne prego; eccomi in ginocchio innanzi a te; e così genuflessa ti scongiuro, in nome della vantata un tempo mia beltà, in nome di tutti i tuoi giuramenti di amore, e più che tutt’altro in nome di quel patto solenne che fece delle nostre anime un’anima sola, di rivelarmi il segreto della tua mestizia, di dirmi qual consesso si radunò qui ora.

Br. Ah! alzatevi, Porzia, alzatevi.

Porz. Non avrei avuto uopo d’inginocchiarmi, se foste ancora per me l’affettuoso Bruto. Ma rispondetemi, signore... rispondetemi. Nel nostro contratto di nozze non fu egli detto ch’io avrei parte nei vostri segreti? Non fu'io unita vosco che per dividere il vostro letto, il vostro pasto, e ricambiar talvolta una parola con voi? Non occupo io un posto nel vostro cuore? Ah! se ciò è, Porzia è divenuta la meretrice di Bruto, non la sua sposa.

Br. Tu sei mia sposa, sei la sposa di cui vo’ altero, e che m’è cara come le goccie di sangue che alimentano la vita nell’esulcerato mio cuore.

Porz. Se ciò fosse, noto mi sarebbe già questo fatal segreto. So d’esser donna; ma son la donna che Bruto prese in isposa. So d’esser donna; ma non degenere dal nome che porto, ma non tralignata figlia del gran Catone. Credete voi che più forte io non sia del mio sesso, nata di padre tale, donna di tanto sposo? Confidatemi il segreto, e noi rivelerò; che già feci prova della mia costanza immergendomi volontaria questo pugnale nel fianco. Se tal dolore seppi portar senza gemiti, non saprò conservare i segreti del mio consorte?

Br. sommi Dei; fatemi voi degno di sì nobile donna! (battono alla porta) Odi, odi; qualcuno batte, Porzia: rientra un istante, e fra poco saprai tutti i segreti del mio cuore, tutte le cagioni che da tanto tempo mi fan mesto.

(Porzia esce; entrano Lucio e Ligario)

Br. Lucio, chi batte?

Luc. Un infermo che vuol parlarvi.