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152 giulio cesare


Cl. Oh! che dite, signore? No, no, per tutto il mondo.

Br. Calmati; non rispondermi.

Cl. Meglio amerei uccider me.

Br. Dardanio, ascolta.

(parla a bassa voce)     

Dard. Io commettere tale opera?

Cl. Oh Dardanio!

Dard. Clito!

Cl. Qual mala inchiesta ti fè’ Bruto?

Dard. E’ vuol che l’uccida. Mira com’è profondato in pensieri!

Cl. Ora quella grand’anima è piena di dolore..... Oh possa quel dolore stemprarsi soltanto in lagrime.

Br. Avvicinati, Volunnio; odi le mie parole.

Vol. Che vuoi, signore?

Br. L’ombra di Cesare m’è apparsa due volte in tempo di notte: la prima in Sardi; poi la scorsa sera qui in Filippi. La mia ora è venuta.

Vol. No, no, signore.

Br. È venuta, ti dissi, ne sono sicuro; e ben vedi, Volunnio, come corrono le sventure di questo mondo! I nemici che ne sconfissero, e ne cacciarono al limitar del sepolcro, ne impongono di precipitarci in esso, se non vogliamo scendervi per opera loro. Buon Volunnio, fummo amici e discepoli un tempo indivisibili: or non vorrai tu, in memoria di tanta e sì calda amistà, rendermi l’ufficio di cui ti prego, l’ultimo ch’io ti richieggo?

Vol. Non ufficio di amico mi richiedete, signore.

(cresce il suono delle armi)     

Cl. Fuggi, Bruto, omai più scampo non resta.

Br. Addio dunque, avanzi dei più valorosi uomini che mai fossero vissuti; il mio cuore s’inebbria di gioia pensando ancora ai fidi che m’allegrarono quest’aura di vita. Oh prodi miei, maggior gloria io raccorrò in questo di luttuoso, che Ottavio ed Antonio collo splendor delle conquiste. Addio anche una volta: Bruto ha finito l’istoria di sua vita; e la notte che m’aggrava le sue tenebre sugli occhi, m’invita ad un solenne riposo. (maggior romore d’armi, e alcune voci con esso che gridano: Fuggi, fuggi, fuggi)

Cl. Signore, salvatevi finchè n’avete il tempo.

Br. Fuggi; ti seguirò, (escono tutti, tranne Stratone) Stratone, te ne scongiuro, rimanti al mio fianco: tu nel sentiero della vita stampasti orme onorate; or non vorrai imprimerne una d’amore in questo petto? Impugna questa spada, e rivolgi altrove il volto per un istante.