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192 giulietta e romeo

guida! — Ora, Tebaldo, riabbiti il nome di vile che testè mi desti. L’ombra di Mercuzio non molto ancora salì al disopra di noi, e brama una compagna; o tu, od io, o entrambi la seguiremo.

Teb. Tu, giovine insano, che in terra aderisti con lui, è a te che spetta il raggiungerla.

Rom. Or si vedrà.     (combattono e Tebaldo cade)

Benv. Romeo, fuggi, abbandona questi luoghi. I cittadini sono insorti, e Tebaldo è ucciso. — Non rimanerti così smemorato... Il Principe ti condannerà a morte, se sei preso... Va, fuggi, vola, salvati, finchè lo puoi.

Rom. Oh! io sono il più sventurato degli uomini!

Benv. E ancora non parti? (Romeo esce; vari cittadini entrano)

Citt. Per qual via fuggì quegli che uccise Mercuzio? L’assassino Tebaldo dove fuggì?

Benv. Qui giace Tebaldo.

Citt. In nome del Principe, seguitemi. (entrano il Principe con seguito, Montecchio, Capuleto, le loro donne, ed altri)

Princ. Dove sono i vili iniziatori di questa contesa?

Benv. Nobile Principe, io potrò farvene conto. Ecco quegli che il giovine Romeo ha ucciso, perché ucciso avea il vostro parente, il generoso Mercuzio.

Don. Cap. Tebaldo! infausta vista! Il figlio di mio fratello! Oh Principe! il sangue nostro è sparso. Se giusto siete, esoratelo. Oh crudi Montecchi! sventurato parente!

Princ. Benvolio, chi fu l’aggressore?

Benv. Tebaldo, che qui giace ucciso. Romeo gli parlò con dolcezza, con moderazione ed amore; ma nulla valse a raffrenare questo superbo. Sprezzevole d’ogni rispetto, sordo ad ogni parola di pace, animato da un fiero inestinguibile odio, egli appunta la spada al seno di Mercuzio, che non meno impetuoso incrocia la sua, e dà principio ad una tenzone di morte. Romeo grida allora: Fermatevi, sciagurati..... amici, fermatevi; e con braccio più celere della parola fa piegar le punte omicide, e si slancia fra di loro... ma invano... chè un colpo di Tebaldo s’apre la via sotto il braccio di Romeo, e ferisce nel fianco l’intrepido Mercuzio. Allora Tebaldo fugge; ma per tornare dopo pochi istanti a Romeo, che incominciava a pascersi di pensieri di vendetta: ed entrambi s’avventano l’uno sull’altro con tale foga, che, primachè avessi potuto sguainare il ferro per interpormi, Tebaldo era ucciso. Romeo, ciò vedendo, disperato partì; e forse ora piange questa fatale uccisione. Principe, se questa non è la verità, acconsento d’esser morto.