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334 otello

sventura di perderlo, o di darlo ad altri, tosto mio padre non avrebbe più veduto in lei che un oggetto d’odio, e si sarebbe abbandonato a nuovi amori. Mia madre, morendo, me ne lasciò, e raccomandommi di cederlo alla sposa mia, quando l’avessi. Ciò ho fatto: abbiatene dunque gran cura; custoditelo con quell’amore che custodite le pupille de’ vostri occhi; perderlo, o farne dono altrui, sarebbe sventura maggiore di qualunque altra.

Desd. Possibile?

Ot. Sì. È una magica virtù in quel tessuto: una sacerdotessa, che ben duecento volte aveva veduto il sole a compiere l’annuo suo corso, l’ordì fra gli accessi de’ suoi profetici furori; i bachi che ne filarono la seta erano sacri; e i ricami furono tinti col sangue del cuore di una vergine.

Desd. Possibile? dite il vero?

Ot. In fede mia: pensate perciò a ben conservarlo.

Desd. Volesse il Cielo che non l’avessi mai veduto!

Ot. Ah!... perchè?

Desd. Perchè parlate con voce sì cupa e sdegnosa?

Ot. Sarebbe forse perduto? sarebbe forse uscito dalle vostre mani? Parlate; dov’è?

Desd. Cielo, abbi pietà!

Ot. Che dite?

Desd. Non è perduto... ma se lo fosse?

Ot. Ah!...

Desd. Dico... non è perduto...

Ot. Ite dunque a cercarlo, e recatemelo.

Desd. Sì, lo posso, signore; ma ora nol voglio. Questa è una vostra astuzia per farmi obbliare la mia dimanda; ma, ve ne prego, lasciate che Cassio ritorni.

Ot. Trovate quel fazzoletto: la mia mente presagisce gran male.

Desd. Cedete, via, cedete: non potreste mai trovare un miglior servo.

Ot. Il fazzoletto!...

Desd. Vi prego, parlatemi di Cassio.

Ot. Il fazzoletto!...

Desd. Un uomo che per tutta la vita costruì la propria fortuna sulla vostra amicizia; che divise con voi tutti i pericoli...

Ot. Il fazzoletto...

Desd. In verità, siete biasimevole...

Ot. Oh!... lungi da me!     (esce)

Emil. E quell’uomo non è geloso?

Desd. Io non l’ho mai veduto così. Certo qualche arcano si na-