Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, I-II.djvu/357

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346 otello

cuno sopravvenisse... Al vostro ministero, al vostro ministero... presto, uscite.     (Emilia esce)

Desd. Inginocchiata dinanzi a voi, ditemi: che significa il vostro discorso? Io ho udito la furia delle vostre parole, ma non le parole.

Ot. Che? chi sei tu?

Desd. La vostra sposa, signore; la vera e leale vostra sposa.

Ot. Qui, vieni, giuralo, dánnati per sempre, perocchè, mostrando angeliche sembianze, i demoni stessi non oserebbero impadronirsi di te. Dánnati con doppio delitto, giura che mi sei fedele.

Desd. Lo sa il Cielo!

Ot. Il Cielo sa che sei falsa come l’inferno.

Desd. A chi, mio signore? con chi? come sono io falsa?

Ot. Oh Desdemona!... lungi, lungi, lungi di qui!

Desd. Oimè! giorno fatale! — Perchè piangete? son io forse cagione di quelle lagrime, signore? Se dubitate che mio padre sia l’autore del vostro richiamo, non fatene discendere il biasimo sopra di me... voi lo perdeste; ma l’ho perduto io pure.

Ot. Fosse piaciuto al Cielo di pormi alla prova colle sventure... avess’egli versato sul mio capo ogni sorta di mali e d’umiliazioni; m’avesse immerso nel fango della mendicità fino alla bocca, e inceppate con me le mie più liete speranze; trovato avrei pure in qualche parte della mia anima un raggio di pazienza... Ma, oimè! rendermi oggetto di scherno agli occhi di tutti... esser segnato da ognuno con un sorriso di disprezzo... oh! oh!... e questo ancora avrei potuto sopportare... sì, lo avrei potuto... ma l’asilo in cui avea raccolto tutta la mia felicità, il solo in cui viver sapessi, e senza del quale non è vita per me; la sorgente dalla quale traeva questa freschezza di vita, e privo di cui la mia esistenza inaridisce, vedermene spossessato, e ridotto a non ravvisarvi che uno di quei sordidi luoghi, in cui i più sozzi animali confondono i loro congiungimenti... Ah! solleva il tuo volto... e tu, Pazienza, giovine fanciulla del Cielo, illividisci le rose delle tue gote per contemplarlo!

Desd. Ho fiducia che il mio nobile sposo mi creda onesta.

Ot. Sì, come quegli estivi insetti che volando incontrano ogni dì mille amori. — Oh! tu, rosa avvelenata, perchè sei così amabilmente bella? I profumi che esali sono tanto dolci, che accanto a te tutti i sensi sono ebbri di voluttà... Non fossi tu mai nata!...