Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, I-II.djvu/401

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14 amleto

ripetendo gli scoppi dei folgori della terra, risuoni del plauso di tazze vuotate alla salute del re. — Andiamo.

(escono tutti, tranne Amleto)

Am. Oh perchè questa massa di terra troppo indurita non può ella ammollirsi per dolore, e fondersi in flutti di lagrime? o perchè l’Eterno vibra egli le sue folgori contro coloro che si tolgono la vita? Dio! Dio! come vane, incresciose e pallide mi sembrano tutte le gioie di questo mondo; come io le disprezzo e quanto ne vo fastidito! Un campo è questo incolto che non si cuopre che di amari frutti di natura aspra e selvaggia... A tanto si è giunti...! due mesi dopo la sua morte!... No, non ancora due mesi!!!... Re sì virtuoso ch’era appo questo quel che è un Dio presso un satiro; sì affettuoso per mia madre, che non permetteva neppure ai venti del cielo di molestarle il viso... Cielo! oh Cielo! eterna dunque mi resterà la memoria!... Ed ella a lui aderiva come se la sua passione si fosse accresciuta col possedimento, e nullameno nel lasso di trenta dì... Non vo’ pensarci! Oh fragilità, a te e alla donna non si compete che un nome stesso!... Un mese appena!... Prima ancora che logorata avesse la calzatura con cui seguì il corpo del mio povero padre, tutta in lagrime... Sì, ella, ella medesima!... Ah il bruto, privo d’idee e di ragione, avrebbe sentito più a lungo il suo dolore... Accoppiata a mio zio, fratello di mio padre, che a mio padre somiglia men di quello ch’io mi faccia ad Ercole... nel lasso d’un mese... prima che il rossore, di cui le sue perfide lagrime avevano infiammato i suoi occhi, si fosse disperso, ella s’è maritata!... Oh! foga rea! abbandono turpe e incestuoso!... Empio fu ciò, e andrà rivolto in codardia. — Ma spezzati, mio cuore, poichè sono costretto d’imbrigliar la mia lingua!

(entrano Orazio, Bernardo e Marcello)

Or. Salute a Vostra Altezza!

Am. Godo di vederti in buono stato; Orazio?... se non erro.

Or. Quello, principe, e debole vostro servo per sempre.

Am. Mio buon amico, questo titolo cambierò con voi. Qual motivo vi richiamò da Vittemberga?... Ah! Marcello?

Mar. Mio buon signore...

Am. Son lieto di rivedervi; salute. — Ma parlate, qual motivo vi fe’ tornare da Vittemberga?

Or. La poca volontà di applicarmi, mio buon signore.

Am. Non vorrei che un vostro nemico lo dicesse, nè vorrete far violenza al mio orecchio costringendolo a creder cosa detta in biasimo vostro. So che in voi non è ritrosia per la scienza; che