Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, I-II.djvu/429

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42 amleto

inetto son io! Ah! ben si addice a me, al figlio d’un tenero padre ucciso, mentre il cielo e l’inferno m’esortano alla vendetta, il contentarmi, come vil femmina, di esalare così l’ira mia con basse contumelie o stolte imprecazioni! Vergogna, obbrobrio a me!..... Pure udii dire che vi furono delinquenti seduti al teatro, i quali rimasero così scossi dall’arte della scena, che acclamarono da loro stessi i loro delitti.... E il delitto, sebbene senza lingua, si tradirà da sè e parlerà..... Voglio che questi attori rappresentino qualche dramma che ritragga la storia della morte di mio padre, dinanzi a mio zio. Osserverò i suoi moti, scruterò addentro nelle pieghe del suo cuore. Se lo veggo fremere, conosco il dover mio... Il fantasma che ho incontrato potrebbe essere uno spirito d’inferno, e il demonio può rivestir la forma di un oggetto che ne è sacro. Chi sa? Ei forse abusa della mia debolezza, della mia malinconia, per condurmi al delitto col potere che esercita sulle immaginazioni della mia tempera. Abbisogno di prove più sicure, e un dramma è il laccio a cui prenderò la coscienza del re.     (esce)