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124 coriolano


Br. Ite, ite; ben è noto che più valete al desco che al campo.

Men. I nostri sacerdoti stessi perderebbero la loro gravità dinanzi a cose risibili come siete voi. Il vostro miglior argomento non vale un pelo della vostra barba, e la vostra barba non è pur degna di empiere il guanciale d’un pezzente o la sella d’un asinaio. E voi osate dire che Marzio è arrogante? Marzio, che disonorato sarebbe, ove anche lo si accertasse ch’ei solo è più da stimarsi che noi siano tutti i nostri avi insieme da Deucalione in qua, i più illustri dei quali non furono forse che tagliaborse? Buona notte, messeri: una più lunga conversazione con voi mi intorbiderebbe il cervello. Pastori di plebeo gregge, ardisco da voi accomiatarmi (Bruto e Sicinio si ritirano in disparte). Che veggo! (entrano Volunnia, Virgilia, Valeria ecc.) Voi qui, mie nobili e belle signore? Ah! se la luna fosse donna terrena, non splenderebbe di più grazie certo. Che cercano i vostri sguardi così arrotati?

Vol. Onorevole Menenio, il mio figlio Marzio si avvicina: per l’amor di Giuno, lasciateci andare.

Men. Ah! Marzio ritorna?

Vol. Sì, degno Menenio; e coi più lieti successi.

Men. Prenditi la mia vita, Giove; io ti ringrazio. Oh! Marzio ritorna!

Due matrone. Sì, sì.

Vol. Guardate: questa è una sua lettera; il Senato ne ha un’altra; sua moglie un’altra, e credo siavene una a casa anche per voi.

Men. Vo’ far ballare fino il tetto stanotte. Una lettera per me?

Virg. Sì certo; io la vidi.

Men. Una lettera per me? Essa mi reca sette anni di salute; durante il qual tempo prenderò a gabbo il medico, avvegnachè il più sublime aforismo di Galeno non è che una baia, paragonato a questa lettera. È egli ferito? Suo costume era di tornar ferito.

Virg. Oh no, no, no.

Vol. Oh sì, è ferito; e ne ringrazio gli Dei.

Men. Così io pur fo, ove di troppo nol sia... Porta con sè una nuova vittoria? Le ferite gli si addicono.

Vol. Egli viene colla fronte coronata, Menenio; ed ecco la terza volta che ritorna da me colla ghirlanda di quercia.

Men. Punì severamente Aufidio?

Vol. Tito Larzio scrive che combatterono insieme, ma che Aufidio fuggì.