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126 coriolano


Vol. Alzati, mio valoroso soldato, mio degno Marzio, mio Caio; e un altro nome aggiunger debbo, rivelator delle tue geste, mio illustre Coriolano! Ma, oh! tua moglie...

Marz. Salute, mia cara donna, sposa mia, salute! Avresti tu riso, vedendo ricondurmi alla casa paterna entro un feretro, tu che spargi lagrime pel mio trionfo? Ah! mia cara, questi occhi in pianto si addicono alle donne di Corioli, che oggi perderono i figli ed i consorti.

Men. Amico, gli Dei ti coronino!

Marz. E voi pure qui siete? (a Valeria) Oh mia dolce signora, perdonatemi.

Vol. Non so da qual lato volgermi... Mio figlio, sii il ben giunto in patria; e voi pure, generale, e voi tutti, soldati.

Men. Mille e mille gridi d’allegrezza... Vorrei ridere e piangere. Il mio cuore è in pari tempo leggiero e gaio, serrato e pieno. Oh amico, vedi la mia gioia. Maledizione indelebile sul cuore di colui che non è lieto di rivederti! Voi siete in tre che Roma debbe adorare; eppure, ne attesto gli occhi, havvi qui tal vecchio tronco, di cui nulla potrà correggere la natura selvatica, e che mai non porterà che frutti amari per voi. A ciò non si attenda; e abbiatevi gloria, illustri generali. Noi chiamerem l’ortica, ortica; e gli errori dei folli, follie.

Com. Onesto sempre.

Marz. Sempre, sempre Menenio.

Ar. Fate largo qui, e inoltrate.

Marz. La vostra mano e la vostra (a sua moglie e a sua madre). Anzichè io possa togliermi a questo splendore importuno e trovar ricetto all’ombra de’ miei lari, il mio dovere m’impone di visitare i nostri buoni patrizi, da cui ebbi mille auguri e mille onori.

Vol. Ho vissuto abbastanza per veder compiuti i miei voti e avverati i fulgidi sogni che avea formati nella mente. Una sola cosa manca a’ miei desiderii, e non dubito che Roma non te l’accordi.

Marz. Sappiate, buona madre, che amo più di obbedire ai Romani e servirli a grado mio, che comandarli secondo il loro talento.

Com. Andiamo al Campidoglio. (squillo di trombe; escono, come entrarono, a passo trionfale; i tribuni rimangono)

Br. Il suo nome è in tutte le bocche; i vecchi per vederlo assumono occhi artificiali; la nudrice ciarliera intesa a favellar di lui, non ode più le grida disperate del suo lattante; la più laida cuoca pensa al proprio vestito, e spiegata sull’affumicata sua