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128 coriolano

revole nell’universo, di quello de’ camelli che si trascinano in guerra, e non ricevono il vitto che per portar pesi, flagellati e colpi quando soccombono sotto la fatica.

Sic. Queste idee esposte, come voi dite, in momento propizio, allorchè la protervia sua giunga fino ad insultare il popolo, infiammeranno il corruccio della moltitudine e accenderanno un nero incendio che offuscherà per sempre la sua gloria. L’occasione non mancherà, purchè lo si irriti; chè il cane al segno del pastore non è più pronto ad abbaiare contro il gregge.

(entra un messaggiere)

Br. Che novelle recate?

Mess. Chiedesi la vostra presenza al Campidoglio. V’è chi dice che Marzio diverrà console. Vidi i muti accorrere in folla per vederlo, e i ciechi attenti al suon delle sue parole. Le matrone gettavano i loro guanti sul suo passaggio, e le giovani donzelle facean volare verso di lui le loro ciarpe e le loro pezzuole. I nobili se gli prostrarono davanti come ad una divinità, e intorno a lui cadeva una grandine di berretti plebei. Le grida, le acclamazioni empivano, quasi tuono, il cielo... Non mai fu vista cosa simile.

Br. Andiamo al Campidoglio; rechiamovi per ora occhi e orecchi, e riserbiamo i cuori per altri istanti.

Sic. Mi muovo con voi.                                   (escono)

SCENA II.

Il Campidoglio.

Due Uffiziali entrano, e pongono i cuscini.

Uff. Affrettiamoci; disponiamo i seggi, fra un momento giungeranno. Quanti sono gli aspiranti al consolato?

Uff. Tre, dicesi; ma ognuno crede che l’otterrà Coriolano.

Uff. Prode è colui, ma troppo vendicativo e superbo; il popolo minuto non gli va a sangue.

Uff. Certo, molti grandi uomini avemmo, che piaggiarono al popolo senza esserne amati; e molti ve n’hanno, che il popolo ama senza saperne il perchè. Ma se senza motivo il popolo ama, esso odia ancora senza motivo. Onde l’indifferenza di Coriolano per l’odio del popolo e pel suo amore, prova la conoscenza che ha del di lui carattere; conoscenza che la sua nobile tempra non gli permette di dissimulare.

Uff. Se gli fosse indifferente di esserne amato o no, dovrebbe starsene neutro, e non fare al popolo nè ben nè male;