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servigi vostri son notati (additando il proprio petto) in parte ov’io ogni giorno leggerò; e saprò esserne riconoscente. Andiamo intanto incontro al re; e voi, Banquo (sommessamente), pensate a quello che ne accadde, ed apprestatevi ad aprirmi il vostro cuore.

Banquo. Di buon grado lo farò.

Macbeth. E sia debito onorato. — Signori partiamo.

(partono)


SCENA IV.

Una sala del regio palazzo.

S’ode un clangore di trombe, da cui accompagnati entrano Duncano, Malcolm, Donalbano, Lenox, e alcuni del seguito.


Duncano. Cawdor ha egli poi subita la meritata pena? Coloro ch’io inviai ad intimargliene, non sono essi ancora ritornati?

Malcolm. Sire, nol sono ancora; ma io parlai con tale che lo vidde morire; e narrò come il misero, venuto in tanto estremo, confessasse il suo tradimento, e implorasse, pentito, il vostro perdono. Alcun atto della vita non mai l’onorò tanto quanto l’eroico modo con cui la vita abbandonò. Egli morì com’uomo che da lungo s’era preparato all’idea del suo fine, e che imparato avea a gittare questo maggiore dei beni come il più inutile balocco.

Duncano. Non saravvi adunque mai un’arte che insegni a conoscere le anime dai lineamenti del viso? Cawdor fu un gentiluomo, su di cui riposi un tempo tutta la mia fiducia.

(entrano Macbeth, Banquo, Rosse e Angus)

O leale e prode Macbeth, in tempo giungi. L’ingratitudine d’un suddito che tanto amai, cominciava a gravarmi sull’anima. Sentiva il bisogno di premiarti; ma sei tant’alto salito, che l’ala più rapida della riconoscenza non potrebbe raggiungerti. O mio Macbeth, vorrei che meno tu avessi fatto per me, onde potertene compensare; ma nella cima a cui poggi solo mi rimane a dirti che all’opere tue non è alcuno guiderdone umano.

Macbeth. Buon re, i servigi e la fedeltà che a voi si competono, hanno in loro stessi degna ricompensa. Vostra maestà non debbe compiere altra parte, che quella di ricevere un’obbedienza che, come onesti vassalli e come sudditi fedeli, vi dobbiamo.

Duncano. Sii avventuroso alla nostra corte, Macbeth; io te ne darò modo. L’arboscello che pianteranno le mie mani, sarà da me con cura coltivato, e si coronerà di frutti. Nobile e valoroso