Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, I-II.djvu/550

Da Wikisource.

atto quarto 163


Auf. No, non ti riconosco; palesati.

Marz. Son Caio Marzio, che ha fatto tanto male a te e a tutti i Volsci, quanto il dichiara il mio nome di Coriolano. I miei penosi servigi, i miei pericoli estremi, e tutto il sangue che sparsi per la mia ingrata patria non ottennero per mercede che questo nome. Pegno d’odio e di sdegno che nutrir devi contro di me, questo solo nome mi è rimasto; l’invidia ha divorato tutto il resto; l’invidia e la crudeltà d’un vil popolo, tollerato dai nostri nobili codardi. Tutti m’hanno abbandonato; tutti hanno sofferto che voci di schiavi mi cacciassero da Roma. Tale estremità oggi a te mi conduce, non la speranza (non crederlo) di salvare i miei dì; perocchè se la morte temessi, tu sei quello fra tutti gli uomini che avrei di più evitato. Se qui mi vedi innanzi a te, è lo sdegno solo che mi conduce; è per rompere ogni vincolo cogl’ingrati che m’han bandito. Ora, se un cuore tu racchiudi che aneli la vendetta, se vuoi farti giustizia delle ingiurie che patisti, rimarginar le piaghe della tua patria, e cancellare i solchi vergognosi che l’han deformata, affrettati d’impiegarmi, e di valerti della mia sventura in tuo favore: poni la mia miseria a profitto, e gli atti della mia vendetta divengano servigi utili a te; imperocchè io combatterò contro il mio indegno paese con tutta la rabbia dei démoni infernali. Ma ove non osi più nulla intraprendere, e stanco sii di tentar nuove venture, allora, io tel dico, io pure son fracido dell’esistenza, ed offrirò la mia gola alla tua spada, al tuo odio. Il salvarmi sarebbe in te demenza: io t’abborrii sempre; io feci sgorgare dal seno della tua patria fiumi di sangue; e non posso più vivere che per tuo disonore, o per tuo servigio.

Auf. Oh Marzio, Marzio, le parole che hai pronunziate sradicarono dal mio cuore tutti gli antichi miei odii. Sì, quand’anche Giove, squarciando le nubi che velano i cieli, mi si mostrasse, e mi rivelasse i misteri degli Iddii, aggiungendo il vero io dico; a lui non crederei con maggior fiducia, che a te non faccia. Valoroso e magnanimo Marzio! lasciami stringer fra le braccia questo corpo, contro il quale il mio ferro s’è tante volte spezzato. Ch’io prema contro il mio questo petto impenetrabile a’ miei dardi. L’amicizia mia emulerà la tua, con più ardore ch’io mai non ne sentissi nell’ambiziosa lotta delle nostre forze. Sappi che con passione amai un tempo la fanciulla che presi a sposa; che mai non fu amante che esalasse sospiri più schietti e cocenti; eppure la gioia di qui vederti, uomo divino, fa provare al mio cuore impeti più violenti, che non me n’abbia inspirati la vista della mia donna varcante per la prima volta la soglia di questa