Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, I-II.djvu/558

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atto quarto 171


Auf. T’intendo; ma sii certo, che quando verrà a dar conto al Senato di questa guerra, gli riuscirà nuova l’accusa che gli apparecchio. Sebbene paia, ed egli stesso lo creda, e ciò sembri evidente agli occhi del vulgo, che felicemente e saggiamente ei governi le cose dei Volsci; sebbene combatta come un lione, e vinca appena sguainata la spada; pure v’è tal cosa obbliata, che farà perdere a lui od a me la testa, allorchè entrambi favelleremo dinanzi ai Padri.

Luog. Ditemi, generale, credete che atterrerà Roma?

Auf. Tutti i posti si arrenderanno a lui prima ch’ei vi giunga dinanzi; e la nobiltà romana lo seconda. I senatori e i patrizi gli sono amici; i tribuni non guerreggiano: e il popolo, sempre temerario, griderà il suo richiamo come gridò il suo esilio. Credo che Roma sarà veduta da lui come lo è il pesce dall’aquila, che se ne impossessa pel diritto di sovranità che ripete dalla natura. Prima ei servì lo Stato da egregio cittadino; ma non seppe sostenere la sua gloria con moderatezza. Sia orgoglio, vizio ingenerato dai successi giornalieri, e che abbaglia sempre l’uomo fortunato, o mancanza di giudizio e di arte nel valersi dei doni della fortuna; sia inflessibilità di carattere, che lo rende ognora il medesimo quando converrebbe mutare; sui pacifici seggi del Senato, come sotto la corazza soldatesca, sempre la stessa asprezza: in pace regge coll’aria imperiosa della guerra; e un solo di questi difetti (perocchè, gli fo giustizia, non tutti gli ha, od almeno non ha di ciascuno che una tinta lieve) è bastato per farlo temere, odiare, espellere. Gran merito possiede: ma questo scompare tosto che parla: così le virtù nostre sono sottomesse alle circostanze, che spesso le rendono fallaci. Una virtù che si compiace nel farsi riconoscere, ha tomba nella tribuna su cui sale per esaltare le proprie geste. Un fuoco spegne un altro fuoco; un diritto abbatte un altro diritto; la forza perisce per la forza. Allontaniamoci. — Oh Marzio, allorchè Roma sarà tua preda, tu diverrai il più misero degli uomini, e cadrai in mia balìa.     (escono)