Vai al contenuto

Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, I-II.djvu/581

Da Wikisource.
194 cimbelino


Pis. Vostra Maestà accolga gli umili miei ringraziamenti.

Reg. Ve ne prego, passeggiamo insieme un istante.

Imog. (a Pisanio) Prima che una mezz’ora sia trascorsa, vi esorto a tornare da me; andrete almeno a vedere il mio sposo sulla nave; per ora lasciatene.     (escano)

SCENA III.

Una piazza pubblica.

Entrano Cloten e due Lordi.

Lord. Signore, vi consiglierei a mutar vesti; la violenza dell’opera vi ha renduto fumante come un olocausto1; nulla di più pestifero dell’aria che ora si esala da voi.

Clot. Se le mie vesti fossero insanguinate, allora per mutarle... L’ho io ferito?

Lord. (a parte) No, in fede mia: non valesti a piagare nemmeno la sua pazienza.

Lord. Ferito! ah! s’ei nol fu, convien dire che indossi una spoglia aerea.

Lord. (a parte) Il suo ferro fallì il colpo, perchè non gli calse di ucciderti.

Clot. Il vile non osava aspettarmi.

Lord. (a parte) No, perchè sarebbe stato inutilmente.

Lord. Aspettarvi? Se aggiunger poteste alle terre, che già possedete, il terreno che arretrandosi egli vi ha ceduto, non sarebbe lieve l’acquisto.

Clot. Vorrei che alcuno non si fosse frapposto.

Lord. (a parte) Così avrei voluto io pure, onde vedere col fatto quanto spazio occupi disteso un imbelle.

Clot. E dovrà ella amar colui, e aver me a sdegno?

Lord. (a parte) Se il fare una buona scelta è peccato, ella è dannata.

Lord. Signore, ve l’ho sempre detto, che lo spirito e la bellezza di lei male si accoppiavano. Un bel viso possiede; ma il raggio che ne sfavilla non valse mai ad abbagliarmi.

Lord. (a parte) Certo ella non manda luce sopra gli stolti, temendo la rifrazione che le ne verrebbe.

Clot. Venite; vado nella mia stanza: volesse il Cielo che alcuno fosse rimasto ferito!

  1. As a sacrifice.