Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, I-II.djvu/595

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ATTO SECONDO




SCENA I.

Piazza innanzi al palazzo di Cimbelino.

Entra Cloten coi due Lordi.

Clot. Fu mai uomo più sventurato di me? il giuoco, fino il giuoco, mi è contrario! mille lire in tal modo perdute!... e, che più è, un imbelle che mi rimprovera i miei giuramenti, come se libero non fossi di proferirne a mio senno!

Lord. Ma qual guadagno ne ha tratto? voi gli avete rotto il capo colla vostra palla.

Lord. (a parte) E se avesse avuto il cervello che ha il principe, sarebbe tutto evaporato.

Clot. Quando un principe è in sul bestemmiare, credo non sia lecito a nessuno degli spettatori di interromperlo.

Lord. (a parte) No, senza dubbio, no; dovesse egli squarciar loro le orecchie.

Clot. Figlio di una malnata!1 gli darò soddisfazione!... Fosse almeno stato uno del mio grado!

Lord. (a parte) Allora avrebbe appartenuto al grado dei pazzi.

Clot. Nessuna cosa m’infastidisce di più su questa terra! Maledette siano le grandezze!... vorrei non essere tanto nobile come sono... Alcuno non osa combatter meco, perchè sono figlio della regina; e mentre ad ogni perdigiorno è concesso di liberamente sgozzarsi, io debbo rimanere ozioso come un gallo a cui non si trovi degno competitore.

Lord. (a parte) E tu se’ gallo e cappone; ma più di cappone, che di gallo, sanno le tue opere.

Clot. Che dici?

Lord. Che Vostra Altezza non dee venire a rissa con ogni accattabrighe che le si faccia dinanzi.

Clot. No, certo; lo so, ma ben mi è lecito d’insultare a’ miei inferiori.

  1. Whoreson, che è anche qualcosa di più.