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210 | cimbelino |
SCENA II.
Una stanza da letto; da un lato un baule.
Imogène coricata che legge; una Signora del suo seguito.
Imog. Chi è là? siete voi, Elena?
El. Che cosa chiedete, signora?
Imog. Che ora è?
El. Omai mezzanotte, signora.
Imog. Lessi dunque tre ore... ho gli occhi stanchi: piegate il foglio dove sono rimasta, e andate a coricarvi. Non togliete il fanale; ch’esso arda a sua posta: e se potete svegliarvi a quattr’ore, venite a chiamarmi, ve ne prego. — Il sonno mi vince interamente, (la Signora esce) Numi, alla vostra tutela mi commetto! proteggetemi, ve ne scongiuro, contro i fantasimi e i malefici spiriti notturni! (si addormenta; Jachimo esce dal baule)
Jach. Odo il canto dell’estivo animaletto dei prati che mi avverte che le esauste forze dell’uomo si ricreano col riposo. Così, già è gran tempo, Tarquinio con piè levato avanzavasi, prima di svegliare la casta bellezza che deflorò. — O Venere novella, quanto questo letto accresce le tue grazie! Fresca come un giglio, più bianca dei lini che ti fan velo, oh ch’io toccar ti possa, darti un bacio, un solo bacio! Coralli di amore, quale tenerezza si deliba da voi!... È l’alito suo che così profuma questa stanza... la fiamma di quel fanale va ognora più inclinandosi verso le pupille di lei che, se le cortine se ne sollevassero, folgorerebbero, come due astri, superando la gloria de’ celesti zaffiri! — Ma il mio disegno è d’osservare questa stanza, di notarne tutte le parti: costà quadri... là finestre... tali gli ornamenti del letto... tali le tappezzerie... Un qualche segno di lei però sarebbe testimonio mille volte più efficace di questi equivochi riscontri, e di molto arricchirebbe il mio inventario. — O sonno, immagine della morte, aggravati sui sensi di questa bella, e rendila insensibile come il freddo monumento di un tempio. (togliendole il braccialetto) Vieni... vieni... già cede... eccolo... è mio; e questo pegno colpirà gli occhi del suo sposo con quella forza con cui la coscienza flagella il cuore del colpevole... egli ne perderà la ragione... Ma che veggo? il di lei seno porta a sinistra l’impronta di una stella a cinque raggi, simile alle goccie di porpora che s’incolorano nel calice di un fiore... Ecco una prova al disopra d’ogni altra più forte che acquistar potessero