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cimbelino — atto quarto | 241 |
lameno l’argilla differisce in pregio da un’altra argilla, quantunque la polvere che ne risulta sia eguale. Mi sento assai infermo.
Guid. Voi andate pure alla caccia; io voglio rimanere con lui.
Imog. Sebbene mi senta male, il mio stato non è sì periglioso; nè io sono già di quegli uomini molli che credonsi morti prima che malati: perciò, vi prego, lasciatemi; andate ai vostri diporti. Interrompere le giornaliere bisogne è un turbare tutta l’economia della vita: la vostra presenza non mi guarirebbe: la società non ha dolcezze per lo sfortunato che non è più fatto per essa. Il mio male non è al colmo, poichè ne posso ancora favellare: vi prego, lasciatemi solo: nulla toglierò di qui, fuorchè me stesso; e voi poco arrischiate di perdere lasciandomi qui morire.
Guid. T’amo ti ho detto, e t’amo d’un amore eguale a quello che porto a mio padre.
Bel. Come? che dici?
Arv. Se la dichiarazione di mio fratello è un delitto, ne prendo sopra di me la metà. — Non so perchè io senta affetto per questo garzone; ma vi ho spesso udito dire che la ragione non ha nulla a far coll’amore. Se alla porta vi fosse una bara, e mi si chiedesse chi di Fedele o di voi morirà, griderei: non Fedele, non queste giovine!
Bel. (a parte) Oh nobile slancio! oh sublime natura, generata da un confuso sentimento della propria grandezza! Io non sono loro padre; ma essi mi credono tale: e chi sarà dunque questo sconosciuto, che per una specie di prodigio amano ancor più di me? — Giovani, le nove del mattino son suonate.
Arv. Fratello, addio.
Imog. Accettate i miei voti per la vostra caccia.
Arv. E voi i miei per la vostra salute. — Andiamo, signore.
Imog. (a parte) Benefiche creature, quanto il mondo vi calunnia! Sovente alla corte ho inteso dire che tutto fuori di là era barbarie; ma tu, o esperienza, ne sganni d’ogni illusione. Il superbo Oceano alimenta molti inutili mostri; ma l’umile e tranquillo fiumicello reca in tributo sulle nostre sabbie squisitissimi pesci. — Mi sento languire ognor più... vo’ provare il liquore di Pisanio.
Guid. (a suo fratello) Non ho voluto infestarlo; egli però mi disse aver sortito aurei natali, benchè venuto poscia in umile stato..... dissemi che era onesto, sebbene, per onore, perseguitato.
Arv. Lo stesso ha risposto a me; e soggiunse, che in seguito avrei potuto saperne di più.