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296 antonio e cleopatra

cercar pretesti vani di litigi; a questo non dovevate mai aver ricorso.

Ces. Voi fate il vostro elogio, accusandomi di mancanza di senno, ma palliate i vostri torti.

Ant. No, no, Cesare. È impossibile, lo so, che voi non abbiate compreso, che io, vostro collega, unito ai vostri interessi nella causa, contro la quale s’armava mio fratello, non potevo vedere con occhio riconoscente e soddisfatto una guerra che tendeva a turbare la mia propria pace. Quanto alla mia sposa, augurerei che trovaste la sua anima in altra donna che le rassomigliasse. Il terzo del mondo è sotto le vostre leggi; voi lo potete reggere a piacer vostro, ma con eguale facilità non potreste imperare sopra una tal moglie.

Enob. Piacesse al Cielo che avessimo tutti simili spose; gli uomini potrebbero guidare le loro donne alla guerra.

Ant. Gli impacci e i fastidii, che n’ha suscitati il suo carattere bollente, a cui non mancava sagacità nè politica, troppo vi han commosso, Cesare, lo veggo; ma sarete costretto a confessare ch’io non poteva impedirli.

Ces. Io vi scrissi mentre versavate nelle voluttà di Alessandria, e voi riponeste le mie lettere, senza pure dissuggellarle, insultando con disprezzo al mio ambasciatore, e rimandandolo prima d’avergli data udienza.

Ant. Signore, egli entrò villanamente senza essere ammesso. Festeggiato avevo tre re, e il mio carattere era alterato1; ma il successivo giorno lo confessai di per me, e ciò valeva un chiedergli perdono. Vi prego, quell’uomo non entri nel nostro litigio, e se dobbiamo contendere insieme, non sia più menzione di lui.

Ces. Avete violato un articolo dei vostri patti; rimprovero che non avrete mai il diritto di farmi.

Lep. Moderazione, Cesare.

Ant. No, Lepido, lasciatelo parlare; è quistione d’onore, e ciò è sacro e merita d’essere ventilato. — Supponendo ch’io mancassi, vediamo qual era il mio giuramento.

Ces. Quello di prestarmi le vostre armi e il vostro soccorso alla mia prima inchiesta; entrambe quelle cose mi rifiutaste.

Ant. Dite piuttosto che entrambe neglessi in quei momenti d’ebbrezza, in cui un malefico incanto tolto m’avea la conoscenza di me. Lo confesso innanzi a voi, e riparo il fallo per

  1. Dal vino, intendi.