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atto terzo | 331 |
orecchie? Io sono anche Antonio. (entra il seguito) Afferrate costui; e frustatelo.
Enob. È meglio sollazzarsi con un lioncello che con un vecchio leone moribondo.
Ant. Luna, ed astri! Frustatelo. — Fossero venti dei più potenti tributarii di Cesare, se li sorprendessi arditi tanto da baciare la mano di questa... (qual nome le darò? un tempo fu Cleopatra!) — Frustatelo, amici, finchè, come un fanciullo, lo vediate contraffatto dal dolore chiedervi con grandi grida misericordia. Conducetelo lungi di qui.
Tir. Marco Antonio...
Ant. Conducetelo lungi di qui; quando sarà stato punito guidatelo di nuovo dinanzi a me. — Questo mezzano di Cesare gli porterà il nostro messaggio. (esce il seguito con Tireo) I vostri vezzi erano a metà appassiti allorchè vi ho conosciuta... ah doveva io così disertare il mio letto e privarmi di una posterità legìttima, che mi avrebbe data la più virtuosa delle spose, per vedermi tanto indegnamente ingannato da una donna, i di cui sguardi mendicano gli adoratori!
Cleop. Mio buon signore...
Ant. Fosti sempre una perfida. — Oh sventura! allorchè l’età ne indurisce nelle nostre prave inclinazioni, i giusti Dei ci chiudono gli occhi sul nostro obbrobrio, e acciecano la nostra ragione; allora noi adoriamo i nostri errori, e ci tuffiamo ridendo nell’ignominia.
Cleop. Ah ne è egli venuto a tanto!
Ant. Io vi trovai come un boccone di vivanda divenuta fredda sopra la tafferia dell’estinto Cesare; Cneo Pompeo aveva fatto di voi cencio; e mille altre ore avevate passate fra clandestine libidini, che registrate non vennero nel libro della fama. Voi non avete mai conosciuto, ne son certo, cosa sia virtù; ed è molto se avete potuto, per via di congetture, dubitare di ciò che poteva essere.
Cleop. Perchè dite ciò?
Ant. Permettere che uno schiavo, un miserabile, fatto per ricevere dalle vostre mani un vil salario, e per dire: Iddio ve ne rimeriti! divenga familiare di quella mano che si impalma colla mia ne’ nostri giuochi, e vi imprima il suggello della fede dei re, il pegno de’ generosi cuori! Oh fossi io sulla montagna di Basan per pascervi l’armento cornuto! Imperocchè ho fiero motivo di cruccio, e il parlarne temperatamente mi assimiglierebbe alla vittima che ringrazia il carnefice d’avergli posto il laccio al collo. — (rientra il seguito con Tireo) Fu egli frustato?