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360 antonio e cleopatra

ci scherniranno con musica stridula; istrioni, improvvisando un dramma colla nostra istoria, ci faran veder sul teatro e porran dinanzi agli occhi del popolo le nostre orgie d’Alessandria: Antonio sarà prodotto sulla scena ebbro e vacillante, ed io vedrò qualche garzone dall’aspra voce grottescamente travestito da Cleopatra, avvilire la mia grandezza cogli atti di una meretrice.

Iras. Oh buoni Dei!

Cleop. Sì, tale è il nostro destino.

Iras. Non mai assisterò a siffatti orrori: perocchè son ben sicura che le mie unghie sono più forti de’ miei occhi.

Cleop. Tale è appunto l’unica via per iscornare il nostro nemico, e trionfare dei suoi vili disegni. — Ebbene, Carmiana? (entra Carmiana) Vestitemi, mie donne, da regina; ite, e recatemi i miei più splendidi abbigliamenti, che vo’ tornar sul Cidno, come allorquando andai incontro ad Antonio: Iras, obbedisci. — Sì, nobile Carmiana, in breve saremo libere; e quando avrai compita questa cura ti darò licenza di riposarti fino al dì dell’ultimo giudizio. — Portateci la nostra corona, e ogni altro regio arnese. — Che è questo rumore? (esce Iras, rumore al di dentro, entra una delle guardie)

Guard. Vi è un colono che vuole esser introdotto dinanzi a Vostra Maestà; ei reca fichi.

Cleop. Lasciatelo entrare. (la guardia esce) Debole è l’instrumento, e nondimeno vale a compiere una grande opera! Ei mi arreca la libertà. Il mio disegno è fermo, e non sento più nulla in me della debolezza del mio sesso: Cleopatra è cangiata in marmo; e l’astro incostante delle notti non è più il pianeta che presiede a’ suoi destini. (rientra la guardia con un Clown recante un canestro)

Guard. Ecco l’uomo.

Cleop. Ritirati. (la guardia esce) Hai tu costà quel piccolo serpente del Nilo che uccide senza dolore?

Clown. Sì, l’ho; ma non vorrei essere la cagione per cui doveste desiderare di toccarlo; perocchè il suo morso è immortale, e quelli che di esso muoiono, di rado o non mai ritornano.

Cleop. Sai tu d’alcuno che ne sia morto?

Clown. Di molti; d’uomini e di donne ancora; non più lungi di ieri udii parlare di una onesta femina, onestissima, sebben proclive alla menzogna, che una donna non debbe mai proferire, a meno che non sia per cagione d’onore: come ella è morta di quel morso, nè ha risentito dolore e rende buona testimonianza