Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, I-II.djvu/78

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atto terzo 67

fareste che vieppiù incitarlo. Signori, buon riposo; uscite pur tutti, se vi aggrada.

Lenox. Siavi lieta la notte, e Sua Maestà possa in essa ricuperare la smarrita salute.

Lady Macbeth. Abbiatevi tutti i più felici augurii.

(i convitati escono)

Macbeth. Sangue egli chiede, e l’avrà: il sangue, dicono, chiama sangue. Le pietre talvolta si mossero, e gli alberi e gli augelli parlarono per far dotti gli aruspici di sconosciuti assassinamenti... A qual punto è la notte?

Lady Macbeth. Le ombre contendono ancora il cielo al mattino.

Macbeth. Che pensi di Macduff, che rifiutò d’obbedire a’ miei comandi?

Lady Macb. L’avete fatto chiamare?

Macbeth. No; ma a ciò provvederò. Non v’è un solo Thane fra quelli che m’attorniano, a cui io non abbia corrotto coi doni un domestico. Dimani, sì, dimani andrò innanzi alle tre Furie, e le forzerò a rivelarmi tutto ciò che nell’avvenire mi aspetta. Venuto a metà dell’empia via in cui volli inoltrare, il retrocedere ora sarebbe arduo quanto l’arrestarsi. Mi si aggirano pel capo strani divisamenti che la mano eseguirà; e li eseguirà prima che siano sospettati.

Lady Macb. Le vostre esauste forze dimandano il riposo del sonno, balsamo universale di tutte le creature.

Macbeth. Sì, andiamo a coricarci, e attigniamo dal riposo quell’energia, senza della quale è insopportabile la rimembranza di un delitto.

(escono)


SCENA V.
Sterile landa.
Mugge il tuono. Le tre Streghe appariscono, e si curvano
dinanzi ad
Ecate, ch’entra da un altro lato.

1a Strega. A che, o Ecate, ci guardi con cruccio?

Ecate. Non n’ho io donde, maladette Megere? E come si alletta in voi tanta tracotanza, razza perversa? Come ardite iniziare Macbeth ai misteri di morte, senza ch’io, sovrana de’ vostri malefizii, fossi interpellata per parteciparvi e porre in luce la gloria di nostr’arte? E tutto ciò per chi lo faceste? Per un ingrato tumido di fele e di rabbia, che, simile a tanti altri, v’accarezza solo perchè gli torna in bene; mentre v’abborre, e nell’intimo petto v’ha mille