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116 il sogno di una notte d’estate


Fat. Salve, mortale.

Fat. Salve!

Fat. Salve!

Fat. Salve!

Bot. Tributo una sincera riconoscenza alle signorie vostre: ma di grazia, quali sono i vostri nomi?

Fat. Tela-di-ragno.

Bot. Desidero far con voi maggior conoscenza, buona signora. Se mi taglio un dito non avrò più paura di nulla col vostro sussidio. — E il vostro nome qual è, onesta donzella?

Fat. Fior-di-piselli.

Bot. Vi prego di rammemorarmi a monna Corteccia vostra madre, e a messer Gambo vostro genitore. Dolce Fior-di-piselli, desidererò di far maggior conoscenza anche con voi. — Il vostro nome ora, signora?

Fat. Seme-di-mostarda.

Bot. Buona Semenza-di-mostarda, conosco la vostra egregia pazienza: quel codardo gigante, quel roast-beef divoratore ha inghiottiti molti discendenti della vostra schiatta. Vi do fede che i vostri parenti mi hanno fatto versar lagrime prima di ora; ma sarò giulivo di stringere con voi pure maggior conoscenza, mio dolce Seme-di-mostarda.

Tit. Animo, seguitelo e indicategli il mio pergolato. La luna sembrami ci guardi con occhio umido; e allorchè essa piange, piange i teneri fiori o deplora qualche violata verginità. Incatenate la lingua del mio amante e conducetelo in silenzio. (escono)

SCENA II.

Un’altra parte del bosco.

Entra Oberon.

Ob. Desidero sapere se Titania sia desta, e quale è stato il primo oggetto che si è presentato a’ suoi occhi, cui forz’è che ella ami con furore. Ecco il mio messaggiere. — (entra Puck) Ebbene, pazzo Spirito, qual sollazzo notturno troverem noi in questo bosco incantato?

Puck. La mia signora ha preso ad amare un mostro. Vicino al suo luogo di riposo, nell’ora in cui ella era immersa nel sonno più profondo e più insensibile, una frotta di scioperati, di rozzi artieri, che lavorano tutto il di per aver pane nei telonii più vili di Atene, si sono ragunati per fare la prova di un dramma che